Il Made in Italy riaccende i motori

Il recupero sarà più rapido per le imprese con un'elevata propensione all'export.
Con molta fatica, a piccoli passi, navigando a vista e con velocità diverse il Made in Italy cerca la propria strada.
Nelle aziende che si sono attrezzate per resistere alla recessione il clima sembra cambiato: adesso prevale la volontà di affrontare, e vincere, la sfida che vede gli imprenditori impegnati a intercettare la nuova domanda mondiale.

Il clima è reso bene da Felice Rossini, presidente dell'Acimga (macchine per la grafica): «Dopo mesi di gravi preoccupazioni torniamo finalmente ad essere un po' più fiduciosi per i prossimi mesi. L'impegno dei produttori di macchinari per la stampa e il converting sui mercati esteri sembra tornare a premiare un settore che esporta oltre 70% del fatturato. Le imprese registrano infatti i primi segnali di vitalità con la ripresa degli ordini in Brasile e Cina. Sono più timide, ma comunque positive, le vendite in Usa, Russia e Medio Oriente. Il riallineamento dell'euro rispetto al dollaro è un segnale positivo. Un elemento che potrebbe tradursi in un concreto vantaggio per il nostro export, considerando che i paesi di questa valuta sono quelli più promettenti».

Sulla stessa lunghezza d'onda Sandro Bonomi, il leader della meccanica varia rappresentata dall'Anima, aggiunge: «Gli ultimi dati trimestrali parlano di una continuità del leggero miglioramento in atto. Ma, al di là dei dati qualitativi, il fattore più importante è la crescita dell'indice di ottimismo degli imprenditori meccanici, in lieve ma costante miglioramento negli ultimi cinque trimestri. Ciò significa che le imprese stanno reagendo bene manifestando un cauto ottimismo che va oltre la debolezza della domanda e le carenze di credito».

Si tratta, sottolinea il presidente dell'Anima, «dell'atteggiamento giusto, nel contempo risultato e aspettativa, per capire e interpretare la congiuntura, ma anche per affrontare con consapevolezza e determinazione le difficoltà e cogliere invece le opportunità emergenti».

Sandro Salmoiraghi, presidente dell'Acimit, racconta il trend positivo degli ordini di macchinari tessili che si era manifestato a partire dal secondo semestre 2009: «I segnali di ripresa sono confortati dal recupero degli investimenti in mercati chiave quali Cina, India e Brasile».
Per il mercato interno il leader dell'Acimit chiede «la proroga della Tremonti ter, un elemento che agirebbe come effetto leva sulla ripresa degli investimenti».

Maria Antonietta Portaluri, direttore generale di Confindustria Anie, spiega invece che l'elettronica «marcia al 3%, una velocità doppia rispetto all'elettrotecnica».
Nei primi tre mesi dell'anno per la chimica c'è stato un miglioramento della produzione del 14,5 per cento.
La domanda interna di chimica è interessante, sviluppata soprattutto dalle famiglie, ma spicca in particolare la capacità delle imprese di cogliere i segnali internazionali: la crisi non ha impedito alle imprese di migliorare la qualità dei prodotti con l'innovazione per rispondere alla domanda estera.

Questi segnali di ripresa degli ordinativi non sono però generalizzati, ma risultano molto selettivi.
Si salva più facilmente chi esporta. Chi non è legato all'edilizia o all'automobile. In Federchimica dicono che la "ripresina" del primo trimestre potrebbe non consolidarsi: «I fondamentali dell'attività produttiva sono i consumi delle famiglie e l'export; è finito l'aiuto dato dal ciclo delle scorte e della ricostituzione dei magazzini. La domanda dei consumatori non sembra in ripresa e resta solo la valvola dell'export».
Le imprese chimiche sperano che il 2010 si possa chiudere con un aumento del 6% della produzione.

Contiguo alla chimica è il comparto dell'industria che produce beni di plastica.
Il mercato l'anno scorso ha perso circa un milione di tonnellate su 7,5 soprattutto per la crisi dell'auto, dell'edilizia e dell'imballaggio industriale.
«Gli altri settori hanno sentito in modo pesante la crisi, ma in maniera meno drammatica», osserva Angelo Bonsignori, direttore della Federazione gomma plastica. «Nei primi mesi di quest'anno le materie plastiche hanno ricominciato a correre, soprattutto i polimeri di largo consumo come il polipropilene, il polietilene o il Pet, con rincari sulla materia prima. C'è attesa per i consumi stagionali, come gli imballaggi per le bevande del periodo estivo».
Nel settore sono invece drammatici i consumi degli pneumatici di primo equipaggiamento e, soprattutto, per i mezzi pesanti e industriali.

Un segnale chiaro della situazione è il seguente: «Assistiamo a un fenomeno nuovo - conclude Bonsignori -, cioè cambia il modo con cui si raccolgono gli ordini. Non più commesse a medio termine o forniture per mesi. Quando va bene, gli ordinativi hanno una pianificazione di poche settimane. Nell'incertezza le aziende acquistano il minimo indispensabile per non appesantire i propri magazzini».


Jacopo Giliberto e Franco Vergnano
IL SOLE 24 ORE